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red 26 dicembre 2003
AIIP ed AssoProvider allarmate per la ventilata estensione della archiviazione dei dati di traffico Internet
L´AIIP, Associazione Italiana Internet Provider e AssoProvider, Associazione Provider Indipendenti esprimono estrema preoccupazione per le dichiarazioni rilasciate dal dott. Saviotti nell´intervista pubblicata sul Corriere della Sera di martedì 23 dicembre
AIIP ed AssoProvider allarmate per la ventilata estensione della archiviazione dei dati di traffico Internet

L´ipotesi, ventilata nell´intervista, di una archiviazione coatta di tutte le E-mail (e relativi allegati) scaricate dagli utenti italiani di Internet si scontra con la realtà fisica e con l´articolo 15 della costituzione ed avrebbe l´effetto di far dirottare il traffico di posta elettronica verso paesi più rispettosi della dignità della persona. Sotto il profilo della realtà fisica, assumendo che nella media, i 24 milioni di utenti internet italiani ricevano (solo) 1 Mbyte di posta al giorno, la conservazione di questo traffico per 5 anni genererebbe un archivio di circa 80 milioni di CD-Rom.
Sotto il profilo costituzionale, l´articolo 15 recita: "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell´autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge." Esclude quindi qualsiasi forma di intercettazione generalizzata e preventiva della E-mail, sia pure solo di quelle effettivamente scaricate dal destinatario, e di qualsiasi altra forma di traffico internet.
Allo stato delle cose, i Provider di accesso alle rete Internet, nel rispetto delle norme di sicurezza imposte dalla vigente regolamentazione, mantengono un registro delle assegnazioni temporanee o permanenti dei numeri di IP assegnati a propri clienti. Con il codice di autoregolamentazione
"internet e minori", allo scopo di agevolare l´identificazione indiretta degli autori della immissione in rete su server condivisi tra più utenti e nel rispetto del principio dell´anonimato protetto (si all´anonimato per le attività lecite, no all´impunità per quelle illecite), hanno assunto anche l
´obbligazione di mantenere un registro dei numeri di IP utilizzati per la pubblicazione anonima di contenuti in rete. I dati (header) necessari per l´ instradamento della E-mail sono conservati solo per il tempo necessario (pochi giorni) a rispondere all´interessato della eventuale mancata esecuzione del servizio.
Come dimostra la cospicua attività di contrasto e repressione del crimine informatico attuata della Polizia delle Comunicazioni e dalle altre forze dell´ordine, questi dati, lecitamente raccolti per l´esecuzione del servizio, si sono sinora dimostrati adeguati alla esecuzione di indagini anche complesse. Ogni ulteriore estensione della fattispecie di dati raccolti deve essere soppesata con estrema cautela, sia sotto il profilo della quantità di dati da memorizzare, sia e soprattutto perché comporterebbe la creazione di archivi dai quali si potrebbe risalire agli interessi culturali, sociali,
politici, religiosi, sessuali etc., nonché alla cerchia di relazioni di ciascun utente creando, nei fatti un dossier a carico di ciascun cittadino da cui rimarrebbero esclusi, in una sorta di paradossale digital divide alla rovescia, solo coloro che ancora non usano la rete.
La violazione fatta sistema della privacy dei cittadini irreprensibili, rappresenta un onere sociale ed economico che deve essere soppesato prima di una eventuale fuga in avanti: occorre verificare attentamente se in luogo di un "giro di vite" generalizzato, non sia piuttosto il caso di verificare
quali smagliature nelle misure di sicurezza già in atto hanno in qualche caso agevolato l´uso delittuoso della rete.
In conclusione AIIP ed AssoProvider, evidenziano la dubbia costituzionalità del provvedimento oggi in discussione al Consiglio dei Ministri e manifestano estrema preoccupazione per gli effetti sociali ed economici dei provvedimenti ventilati.



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