A.S.
8 febbraio 2018
«Il Parco fa sparare ai Daini»
«Ottusità e doppiette è la risposta data a un problema che merita evidenti soluzioni alternative migliori» la denuncia di Stefano Deliperi del Gruppo d´Intervento Giuridico
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ALGHERO - «Batti a ribatti, il Parco naturale regionale “Porto Conte” sta riuscendo nel suo intento: far sparare ai Daini (Dama dama). Ora ha avuto il parere favorevole del Comitato regionale faunistico. Ci prova da anni, aveva addirittura pensato a realizzare un piccolo impianto di macellazione degli altri animali catturati nel corso delle operazioni dei piani di contenimento della fauna selvatica ritenuta in eccesso. Un parco che apre una macelleria ecologicamente sostenibile è un’ideona che gli farebbe una splendida pubblicità, per non dire altro».
La ferma e polemica presa di posizione è del Gruppo d'Intervento Giuridico che contesta di netto la decisione. In buona sostanza - sottolinea Stefano Deliperi - il Parco, gestito dall’omonima Azienda speciale del Comune di Alghero, ritiene che i Daini siano troppi rispetto alla capacità di sostentamento della Foresta demaniale di Porto Conte, nucleo centrale dell’area naturale protetta. «In realtà - è la denuncia degli ambientalisti - gli eventuali esemplari in eccesso possono benissimo essere catturati e trasferiti in altre Foreste demaniali della Sardegna».
«Infatti - precisa ancora Deliperi - il Daino è attualmente presente in Sardegna soltanto nel parco naturale regionale “Porto Conte” e in poche altre Foreste demaniali della Regione autonoma della Sardegna (es. Limbara) con un numero estremamente contenuto di esemplari. Nel Parco naturale regionale “Porto Conte”, dov’è presente la massima densità in Sardegna, nel corso dell’ultimo censimento i cui dati sono disponibili ne sono stati contati solo 243 secondo il censimento 2014». «La cattura e il trasferimento dei Daini in eccesso in altre Foreste demaniali sarde dovrebbe essere la scelta prioritaria da parte della Regione autonoma della Sardegna, ma ancora una volta latita il semplice buon senso» conclude Grig.
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