Stefano Campus
6 febbraio 2018
L'opinione di Stefano Campus
Più sobrietà nei riti della Setmana Santa
I riti e le processioni della Setmana Santa di Alghero rappresentano per gli algheresi tutti un momento di fede, come è logico che sia, ma hanno anche un aspetto tradizionale e culturale legato all’origine del rituale che col passare del tempo si sta perdendo. Candidare la “Setmana Santa” quale patrimonio culturale immateriale Unesco è sicuramente una scelta lungimirante ma a certe condizioni: è necessario riportare sobrietà nei riti restituendo ad essi il vero significato religioso e, nel contempo, valorizzare le tradizioni catalano-algheresi. Numerosi fedeli, ed anche rappresentanti del clero cittadino, lamentano un eccessivo “folklorismo” e chiedono che il significato religioso di queste manifestazioni riprenda il ruolo centrale che gli compete, con le peculiarità legate alla tradizione locale.
In considerazione di ciò, per ridare sobrietà e significato religioso ai riti della Setmana Santa ed in particolare alla processione del Divendres Sant e alla cerimonia del Desclavament, l’Òmnium Cultural de l’Alguer, diversi giorni fa, ha proposto alla Fondazione Alghero ed al Comune di Alghero che venga ristampato, in accordo con la Diocesi, il Santo Rosario in algherese, già pubblicato e adottato nel passato dalla Confraternita della Misericordia, da distribuire oltre che alla stessa Confraternita, alle Parrocchie, ai fedeli e alle Associazioni che partecipano alle Processioni della Setmana Santa. La distribuzione e la pubblicità di ciò dovrà essere a carico della Fondazione Alghero. L’Òmnium Cultural de l’Alguer ha inoltre suggerito che, soprattutto il Venerdì Santo, vengano maggiormente valorizzate le corali che propongono i canti sacri della tradizione religiosa algherese e catalana collocandole all’esterno della Chiesa della Misericordia (all’uscita della Processione del Venerdì Santo), all’esterno dell’Episcopio, in Via Cavour (nei pressi della Chiesa del Carmelo), in via Don Deroma, in Piazza Sventramento o 17 de Maig, in Largo San Francesco (Torre di San Giovanni); nei pressi della Chiesa di San Francesco e in Cattedrale durante la funzione del Desclavament.
E proprio la funzione paraliturgica del Desclavament (Discendimento del Cristo dalla Croce), che da secoli si svolge in Cattedrale, è una delle celebrazioni più seguite e sentite dagli algheresi. Ha un marcato significato religioso e tradizionale e viene accompagnata e guidata da un predicatore che narra le fasi della passione di Cristo. Perché non proporre alla Diocesi di Alghero che tale predica venga svolta in algherese? È stato già fatto in passato. L’ultima volta risale al 2006, in occasione del IV centenario dell’arrivo del Santcristus ad Alghero, e venne svolta da Don Antoni Nughes. Se si vuole conservare orgogliosamente nel tempo questa importante manifestazione di fede e la sua impronta catalana senza correre il rischio di relegarla a mera esibizione folkloristica e turistica, si devono, a nostro parere, rivalorizzare quei significati religiosi e identitari senza i quali la Setmana Santa de l’Alguer sarebbe uguale a centinaia di riti che si celebrano nel resto della Sardegna e dell’Italia. L’Òmnium Cultural de l’Alguer offre la propria disponibilità a collaborare con la Fondazione Alghero, con le Parrocchie e con chi ne avesse bisogno per aiutare a imparare a leggere il Santo Rosario in algherese.
*Presidente Òmnium Cultural de l'Alguer
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