Red
25 gennaio 2018
A Sassari, l’olocausto e l’oblio
In occasione delle celebrazioni per la Giornata della memoria 2018, con il patrocinio del Comune di Sassari, è stata organizzata uno mostra di dipinti. Pietro Sanna propone un progetto di grande impegno storico e civile raccontando con le sue opere una delle pagine più drammatiche della storia del Novecento
SASSARI - In occasione delle celebrazioni per la Giornata della memoria 2018, con il patrocinio del Comune di Sassari, è stata organizzata uno mostra di dipinti dal titolo “L’Olocausto e l’oblio”. Pietro Sanna propone un progetto di grande impegno storico e civile raccontando con le sue opere una delle pagine più drammatiche della storia del Novecento. Un'idea che nasce molti anni fa quando, ancora bambino, aveva visitato i campi di concentramento in Germania. Immagini ed emozioni che gli sono rimaste impresse, tanto da decidere di dare loro forma con queste creazioni. Le opere dell’artista cardiologo hanno come tema l’olocausto e la progressiva perdita di memoria di questi terribili eventi che, con lo scorrere del tempo, nell’indifferenza dei molti, si compie.
La mostra, visitabile nella Sala Duce del Palazzo Ducale di Sassari, è stata organizzata in collaborazione con l’Anpi e con l’associazione culturale “Il caffè delle Nuvole”. Potranno essere ammirati fino a lunedì 19 febbraio, con ingresso libero, dal martedì al sabato, dalle 10.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 19, oltre trenta quadri di grandi dimensioni (acrilico su legno e su tela), che raccontano il percorso dell’olocausto. In questa mostra, sono raccontate storie relative al massacro di persone, alla pianificazione di un genocidio, ma soprattutto alla indifferenza ed alla volontà di rimozione dei ricordi. Vengono rappresentate figure di uomini e donne con i simboli ed i colori che le rappresentano all’interno dei campi. Sono raffigurate nel momento in cui, appena private della libertà, iniziano a perdere la loro identità, cominciano a diventare un tutt’uno con il simbolo, il colore ed il numero che si affaccia sulla loro pelle iniziando il percorso che li porterà alla morte.
Nella seconda parte della mostra, scandita da una canestra di melagrane simbolo del passaggio dalla vita alla morte, le persone scompaiono dalla scena ed insieme a loro scompare progressivamente il loro ricordo. Rimangono solo forme colorate dove, chi guarda con attenzione, con la fatica che la ricerca di un ricordo impone, riesce a distinguere ancora degli uomini tra i frammenti di colore. Infine, la vista degli accadimenti con le foto aeree ci porta in alto, lontano dalle cose. Sono definiti in rosso i campi, le camere a gas ed i forni crematori, tutti nascosti e circondati da una campagna scolorita ad indicare l'indifferenza delle popolazioni che abitavano in prossimità dei campi. Si arriva al bianco indifferente dell’ultimo trittico, dove nulla è più distinguibile. Ancora oggi, parlando di quanto successo, ci sono silenzio ed oblio, il tentativo di riscrivere i fatti, di coprire i terribili accadimenti di quegli anni con un manto bianco che dissolva il ricordo su tutto.
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