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Red 16 dicembre 2017
Si alza il sipario su Chiamarlo amore non si può
E´ stata inaugurata ieri mattina la mostra che fino a venerdì 5 gennaio 2018 può essere visitata a Palazzo Ducale. Sono le opere create da studenti delle scuole medie e superiori della provincia di Sassari sul tema della violenza di genere
Si alza il sipario su <i>Chiamarlo amore non si può</i>

SASSARI - Video, testi, immagini, sculture. Da Usini ad Alghero, da Ittiri ad Uri, e naturalmente a Sassari, sono state una decina le scuole che hanno aderito al progetto “Chiamarlo amore non si può” e grazie a loro, da ieri (venerdì) e fino a venerdì 5 gennaio 2018, Palazzo Ducale sarà una galleria d'arte grazie alla quale riflettere sul fenomeno della violenza contro le donne. Per il secondo anno, il Comune di Sassari ha promosso il progetto che coinvolge le scuole del territorio in un percorso di sensibilizzazione della popolazione studentesca sulla violenza di genere. Ieri mattina la mostra, che raccoglie i frutti di mesi di lavoro nelle classi, è stata inaugurata dalla presidente del Consiglio comunale Esmeralda Ughi, dagli assessori comunali alle Politiche educative, infanzia, giovani e sport Alba Canu ed alle Pari Opportunità Monica Spanedda, da insegnanti e studenti che hanno ideato e creato le opere. Presente anche il questore Maurizio Ficarra.

La mostra si inserisce tra le iniziative volute da Ughi e dal sindaco Nicola Sanna per sensibilizzare la città contro questo fenomeno che in Italia coinvolge circa 7milioni di donne. Il periodo natalizio e il luogo (la sede della municipalità) non sono stati scelti a caso. «La violenza contro le donne si consuma prevalentemente tra le mura domestiche – spiega la presidente Esmeralda Ughi – dove in questi giorni molte famiglie si riuniscono per le festività. Questa è la casa di tutti i sassaresi e le sassaresi, il luogo più adatto per invitare la cittadinanza alla riflessione su un fenomeno che ancora oggi colpisce troppe donne e resta sommerso. Infine, non dimentichiamo che i bambini e le bambine assistono ai soprusi familiari, diventando così a loro volta vittime di violenza assistita». Al progetto hanno aderito l'Istituto comprensivo Monte Rosello Alto e quello di Ittiri, il Liceo Margherita di Castelvì, lo Scientifico Spano, l'Istituto tecnico industriale e quello comprensivo Monte Rosello Basso, il Liceo artistico Figari, l'Istituto comprensivo di Usini-Uri, l'Istituto comprensivo 1 di Alghero ed il Liceo Artistico di Alghero. «Gli elaborati prodotti da questi ragazzi e ragazze sono davvero forti e toccanti – ha commentato Canu - Trasmettono la condanna della violenza e allo stesso tempo l'invito alle vittime a reagire, a denunciare. Si rivolgono anche alla collettività: che non finga di non sapere, che ciascuno di noi sia attivo contro il fenomeno».

“Chiamarlo amore non si può”, che si inserisce all'interno del protocollo interistituzionale sottoscritto dal Comune di Sassari e da diverse istituzioni, ha permesso alle giovani generazioni di esprime liberamente un pensiero sulla violenza contro le donne, psicologica, fisica e sessuale, sul femminicidio, sui temi del conflitto e delle differenze e si è tradotto nell'esposizione delle installazioni lungo le scale e l'atrio di Palazzo Ducale. Il nome riprende il titolo della canzone di Edoardo Bennato, con cui è stata anche aperta la cerimonia di inaugurazione della mostra. Durante l'inaugurazione, Roberta, Anna, Simone, Laura ed Umberto del Liceo Scientifico Spano hanno interpretato il monologo scritto da Leonardo Sole “Il grido dell'erba”, sulla violenza contro le donne. I giovani attori sono stati seguiti nella preparazione da Teresa Soro, dirigente comunale e nota attrice sassarese. La mostra può essere visitata tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 19, ed il sabato, dalle 8 alle 13, festivi esclusi.
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