Red
24 luglio 2017
«Uniti contro i campanilismi»
Lingue minoritarie in Sardegna: tra le varianti linguistiche appaiono in buona salute il gallurese ed il tabarchino. La situazione è più critica a Sassari, mentre ad Alghero, il catalano è ancora utilizzato con frequenza. Il quadro è stato tracciato durante il workshop di Liber y Liber, iniziativa organizzata da Aes a Lo Quarter di Alghero
ALGHERO – Un appello all’unità tra le diverse varianti linguistiche dell’Isola è stato lanciato dal sociologo Alessandro Mongili durante il workshop di Liber y Lyber dedicato al tema “Sardegna fra tante lingue: analisi e proposte”. Lo studioso ha invitato a superare il campanilismo identitario per guardare piuttosto alla condizione comune di lingua minoritaria che vuole sopravvivere. Durante il dibattito (organizzato dall’Aes e coordinato dall’editore Francesco Cheratzu), Mongili ha tracciato un’analisi sociologica di quei gruppi conosciuti come “minoranza attiva” che si batte per il sardo, facendo riferimento alla “Cunferèntzia aberta de su sardu–Nùgoro 2017”. Dalla relazione sono emerse diverse priorità. In primis quella di elevare lo status legale del sardo in rapporto alla co-ufficialità ed alle politiche di parità linguistica. Quindi, dare maggior rilievo allo status sociale della lingua per superare gli aspetti stigmatizzanti, soprattutto fra le donne. Ed infine, preoccuparsi seriamente sul blocco nella trasmissione intergenerazionale del parlato.
La situazione socio-linguistica nell’area sardo-corsa è stata esposta invece da Mauro Maxia che, prendendo spunto da un’inchiesta realizzata alcuni anni fa, ha spiegato che nella maggior parte dell’Isola i bambini sono educati in assoluta prevalenza con l’utilizzo dell’italiano: «Solo il gallurese e il tabarchino sono trasmessi dalle famiglie su un piano maggioritario – ha spiegato – anche se si vedono segnali di cedimento anche in questi territori». A Sassari il contesto appare invece fortemente negativo. «Le famiglie educano i bambini quasi esclusivamente in italiano – ha specificato il docente – Ma nonostante tutto, è rassicurante vedere come i più giovani abbiano un’idea positiva della lingua locale».
Nel nord dell’Isola, la maggior parte dei ragazzi si dichiara favorevole ad un uso più frequente sia del gallurese, sia del sassarese, in famiglia, a scuola e nella società. Il catalano di Alghero appare tutto sommato in salute. «Da alcune analisi incrociate – ha affermato l’esperto Francesco Ballone – la stima più affidabile è che il 30percento degli algheresi abbia una competenza orale attiva nel catalano». Anche in questo caso, la criticità maggiore sta nella trasmissione linguistica intergenerazionale, visto che solo il 3percento dei genitori più giovani parla ai figli con questo idioma. Comunque, l’algherese esercita ancora una forte attrazione teorica, visto che la gran parte dei residenti dichiara di volerlo conoscere ed utilizzare.
Nella foto: un momento dell'incontro
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