Argentino Tellini
17 luglio 2017
Viaggio nella storia: Mario Paglietti, genio turritano
Mario Paglietti da Porto Torres specie nelle belle giornate di primavera se ne stava seduto sulle comode poltrone di ebano del locale e con una matita nera disegnava nel candido marmo dei tavolini
PORTO TORRES - Agli inizi del Novecento a Sassari c'era un bar alla moda, situato sotto i portici che conducono a Piazza d'Italia. Si chiamava bar Pirino. Sobrio ed elegante era frequentato dalla borghesia locale, da studenti universitari e qualche artista: geniale, ma in genere squattrinato. Mario Paglietti da Porto Torres specie nelle belle giornate di primavera se ne stava seduto sulle comode poltrone di ebano del locale e con una matita nera disegnava nel candido marmo dei tavolini. Mario, allora quarantenne, era già un pittore affermato, ma non è che guadagnasse molto. Era il fratello povero di una famiglia ricca. Cosi l'artista amava definirsi. Quei disegni nei tavolini erano dei capolavori. La gente si fermava ad ammirarli, ma duravano lo spazio di qualche giornata. Erano ritratti, paesaggi, semplici oggetti che trasudavano talento. Mario Paglietti aveva lo studio in via Usai, a poche decine di metri dal bar.
Quasi sempre era in trasferta, ospite delle famiglie nobili sarde e delle chiese, a cui dedicava a pagamento ( non grosse cifre a dir la verità) autentici capolavori. Erano quadri curati in ogni piccolo particolare, che stupivano chiunque aveva la fortuna di ammirarli. Molti di questi dipinti sono arrivati sino a noi e hanno reso immortale questo grandissimo artista turritano, uno dei massimi interpreti della pittura del fine Ottocento ed inizi del Novecento. Un artista forse oggi troppo trascurato. Mario Paglietti nasce a Porto Torres nel 1865. E' uno dei rampolli di una consolidata famiglia borghese di spedizionieri. Suo padre si chiamava Giuseppe, sua mamma era per tutti Nonna Santa. La donna, fra le altre, aveva una bella nipote. Si chiamava Giuseppina Maini, occhi verdissimi.
Mario Paglietti per tutta la sua vita cercò di dipingere i suoi occhi meravigliosi " Veni, chi ti pinturineggiu chissi occi beddi chi v'hai !", soleva dire il pittore alla donna. Ma Giuseppina, timida e riservata, non ne volle mai sapere di essere immortalata dallo zio e di donare i suoi occhi alla storia della pittura. Mario fin da bambino con matita e gessetti si rivelò un prodigio. Disegnava dappertutto e già a dodici anni a Porto Torres era una celebrità. Ma c'era anche da sgobbare ed il ragazzo venne subito introdotto con i fratelli nel lavoro di spedizioniere di babbo Giuseppe. Il cruccio di Mario era però l'arte, le tele, i disegni. Finalmente la famiglia lo mandò a studiare all'Accademia Albertina di Torino. Un'esperienza fondamentale, anche se interrotta per due anni dalla chiamata alle armi per la Grande Guerra del 15 - 18. Mario alla fine delle ostilità se ne tornò in Sardegna, trasferendosi a Sassari, sua città d'adozione. In breve tempo la sua fama si estese a macchia d'olio in tutta l'Isola. E non solo. Ritratti, chiese, santi, nature morte imperversarono come folgori nell'arte pittorica della Sardegna.
Ma c'erano anche semplici scene di vita quotidiana: bambini che giocavano per strada, gli strilloni dei giornali. Mario veniva considerato un iper realista, un pittore che curava maniacalmente ogni aspetto, anche quello che agli altri poteva apparire insignificante. I quadri di Paglietti erano infatti immagini viventi. I più noti sono naturalmente il S.Domenico, esposto a Sassari nella chiesa di S.Agostino e il San Pietro che adorna maestosamente le pareti della Cattedrale di Tempio. In tanti paesi sardi però ci sono tracce dell'artista, che ha reso famose quotidianità e famiglie locali. No, per questo non divenne mai ricco Mario Paglietti, che fra i giovani emergenti di allora cominciava ad essere idolatrato, tanto da diventare il maestro di un giovane artista, che in seguito lo superò per fama e prestigio: Filippo Figari. Paglietti ci lasciò in una triste giornata del 1943, in pieno conflitto mondiale.
E' stato uno dei turritani maggiormente degni di essere ricordati, un maestro del pennello, un principe delle decorazioni. I suoi fratelli e le generazioni successive continuarono a fare gli spedizionieri, mestiere in cui ancora eccellono. Eppure il talento artistico di Mario nella famiglia non è stato disperso. Antonino, suo fratello, aveva un nipote che da ragazzo faceva caricature. L'uomo la sapeva lunga e mandò a tutti i costi il ragazzo a studiare al Liceo Artistico di Sassari. Ci prese in pieno. Quel giovane si chiamava Gavino Sanna. Divenne uno dei più grandi pubblicitari del mondo. Giuseppina Maini, la ragazza dagli occhi verdi che non voleva essere ritratta da Mario, era sua madre.
*autoritratto di Mario Paglietti e un suo dipinto "Ciliegie"
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