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Red 26 maggio 2017
Rapporto Crenos: interviene Paci
«La Regione fa seriamente la sua parte, ma nessuno sviluppo è possibile senza radicali riforme nazionali», ha dichiarato il vicepresidente della Regione autonoma della Sardegna, intervenuto alla presentazione
Rapporto <i>Crenos</i>: interviene Paci

CAGLIARI - La ripresa economica in Sardegna avanza meno velocemente rispetto alle aspettative, ma il calo della disoccupazione, la netta crescita del turismo e la ripresa degli investimenti e dei consumi nel 2016 fanno ben sperare. Certo molto c'è da fare, ha detto il vicepresidente della Regione autonoma della Sardegna Raffaele Paci, intervenendo alla presentazione del 24esimo rapporto Crenos, a partire dalle riforme nazionali da cui non si può in alcun modo prescindere se si vuole sperare in una vera ripresa: altrimenti tutte le importanti politiche di investimento pubblico messe in campo dalla Giunta regionale, dal mutuo infrastrutture al patto per la Sardegna fino alle strategie pro imprese, rischiano di non poter essere applicate e dunque di non avere gli effetti previsti. «La situazione non è semplice, la ripresa in Italia arranca e inevitabilmente questo si ripercuote su una regione piccola come la Sardegna che non può fare a meno del traino nazionale - ha sottolineato Paci - Bisogna puntare sugli investimenti e chiedere all'Europa la giusta flessibilità: la nostra Giunta ha fatto tutto il possibile per il lavoro, l'infrastrutturazione, la scuola, l'innovazione tecnologica, il sostegno alle imprese. Gli ultimi segnali, quelli congiunturali, evidenziano una ripresa dei consumi, dunque della fiducia, ed è su questo che dobbiamo puntare per ripartire velocemente. Ma ribadisco che se non riparte l'Italia, che ha ormai un gap inaccettabile rispetto alla media europea, non abbiamo nessuna speranza di poter ripartire noi».

Dal mutuo infrastrutture da 700milioni, al patto per la Sardegna da 1,5miliardi di euro, fino alle politiche di sostegno alle imprese passando dall'azzeramento dell'Irap per cinque anni a favore delle nuove iniziative. L'assessore regionale del Bilancio lo ha detto chiaramente: la Giunta ha fatto il possibile e continuerà a farlo, ma se i soldi stanziati non si riesce ad immetterli rapidamente nel sistema allora rischia di essere tutto inutile. «Prendiamo il mutuo infrastrutture. Ben consapevoli che per smuovere l'economia bisognasse intervenire, abbiamo garantito 700milioni di euro: per aprire cantieri, creare occupazione, avviare un percorso che potesse avere una serie di ricadute positive per lo sviluppo. Poi però è arrivato il codice degli appalti che ha bloccato tutto: i soldi non girano e i cantieri sono paralizzati, per non parlare dei ricorsi al Tar che paralizzano tutto ulteriormente. Chiaro che servono riforme nazionali importanti, noi da soli, a parte ridurre la burocrazia e semplificare le procedure, non possiamo far nulla: e bisogna sbrigarsi, perché altrimenti non la Sardegna, ma tutta l'Italia, rischia di andare a picco».

L'elenco di quanto la Giunta ha fatto è corposo, partendo dalla programmazione unitaria dei fondi, apprezzata e utilizzata come esempio a livello nazionale. E poi la programmazione territoriale, la riforma degli enti locali e della macchina regionale, quella epocale della sanità con la Asl unica, il riordino degli enti locali e la legge urbanistica, con una forte propulsione allo sviluppo nel pieno rispetto dell'ambiente. L'attrazione delle nuove imprese (Huawei, Microsoft, Inpeco, Bonifiche ferraresi), grande sostegno alle start up e infatti la Sardegna è al primo posto in Italia, Iscola con 265milioni di investimento e finalmente una regressione importante della dispersione scolastica, 144milioni per la banda ultralarga. «La strada è una soltanto e non ci sono scorciatoie: puntare alla competitività del nostro sistema economico attraverso una politica sostenibile e inclusiva. Ma i nostri diritti vanno riconosciuti e rispettati: serve una politica nazionale ed europea tarata sulla condizione di insularità, è urgente chiarire che una regione con la peggior performance economica nazionale non può avere risorse comunitarie dimezzate per il fatto di essere considerata di transizione e non più obiettivo 1, è inammissibile continuare a pagare quasi 700milioni di accantonamenti invece che utilizzare quei soldi per fare politiche di crescita e sviluppo. Governare una regione senza risorse adeguate è impossibile - ha concluso Paci - Questa è la battaglia che stiamo combattendo e che vogliamo vincere per assicurare un futuro ai nostri giovani e alla Sardegna».

Nella foto: un momento della presentazione



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