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Mariangela Pala 4 maggio 2017
Folla per i Santi Martiri
È cominciata ieri 3 maggio la festa religiosa più importante per la comunità portotorrese con la messa all’interno della Basilica di San Gavino e la processione dei Protomartiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario verso la chiesetta di Balai vicino
Folla per i Santi Martiri

PORTO TORRES - È cominciata ieri 3 maggio la festa religiosa più importante per la comunità portotorrese con la messa all’interno della Basilica di San Gavino e la processione dei Protomartiri Turritani Gavino, Proto e Gianuario verso la chiesetta di Balai vicino. I fedeli di tutta l’isola potranno iniziare il pellegrinaggio verso il sepolcro dei santi fino alla sera di Pentecoste. Una fiumana di gente si è ritrovata nella chiesa romanica per ascoltare la messa celebrata da don Mario Tanca. Tante persone hanno atteso l’arrivo del corteo nella baia di Balai, continuando il percorso verso l’ipogeo della chiesetta di San Gavino a Mare dove ci sono tre ambienti ricavati nella roccia utilizzati come sepolcri in epoca romana.

I fedeli della comunità parrocchiale e molti altri provenienti da Sassari e da altri centri non sono dunque voluti mancare a manifestare la loro devozione verso i martiri. A seguire la processione c’erano i gruppi folk Intragnas ed Etnos, numerosi comitati di bandiera, le comunità parrocchiali, la banda Amici della Musica di Sassari e le autorità militari.

Il culto di San Gavino è il più antico dell’isola, risalente all’inizio del IV secolo, e negli anni si è consolidato attraverso la devozione di fedeli di altre regioni nei confronti dei Protomartiri. Oltre che in Sardegna, infatti, il culto è molto forte nella vicina Corsica, dove ci sono cinque paesi che portano il suo nome. Gavino era morto decapitato il 25 ottobre 303, al tempo della persecuzione contro i cristiani dell’imperatore Diocleziano, mentre Proto e Gianuario ebbero stessa sorte il 27 ottobre.

Che Gavino fosse un soldato, Proto un sacerdote e Gianuario un diacono, secondo il ‘Martirologio Geronimiano’ del VI secolo, un autore anonimo deve averlo dedotto da altre antiche fonti oppure da tradizione orale tramandata localmente. Molte le testimonianze storiche che parlano della bontà e del sacrificio dei tre Martiri Turritani, a cui la comunità s’aggrappa letteralmente in un momento di grave crisi economica, sociale e anche spirituale.



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