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Red 19 dicembre 2016
Fotografia: Massimiliano Caria ad Alghero
Living+greetings. Saluti da Alghero vivendo per l´industria. L´esposizione fotografica e video è in programma fino a giovedì, alla Galleria Cult, a cura di Valentina Piredda
Fotografia: Massimiliano Caria ad Alghero

ALGHERO - Nel 2010, Massimiliano Caria realizzava un ciclo fotografico dal titolo “Living for industry”, tra il 2013 ed il 2016 inizia un progetto di videocartoline destinato a diventare una delle sue opere più originali e marcanti. Presenti in galleria le due operazioni artistiche (video e fotografia) sono legate da un comun denominatore, che è la riflessione sui nostri “supposti” bisogni, i comportamenti stereotipati e l’illusione che il punto di vista soggettivo corrisponda ad una realtà oggettiva. In Living for industry, gli umani rappresentati dal fotografo sono come masse appena scontornate, a volte amorfe, immerse in atmosfere dalle luci soffusamente avare, in sottoesposizione. Portano sul loro corpo l’ immagine radiografica fluorescente di un organo, un cervello, uno stomaco, un fegato, un polmone, davanti a monitor pubblicizzanti, ad apparati di distribuzione di alimenti, bevande, o intenti a camminare nel traffico notturno con nebbia e smog.

Il fotografo è convinto che non esistano solo gli umani, gli animali, le piante, ma ci siano anche altri esseri viventi, che Massimiliano Caria suggerisce essere le grandi entità economiche sovranazionali che si comportano come veri e propri esseri viventi, producendo nell’umano “bisogni indotti”, attraverso la sottrazione di informazione, istruzione e cultura. Tali entità sono industrie del consenso che hanno bisogno di proliferare parassitando i nostri organi perché i desideri di consumo (alimentare e non) abbiano l’aspetto di libere volontà. Ed il fotografo, ancora una volta, si autoritrae nel suo lavoro artistico, a precisare che anche lui subisce le stesse influenze. Anche lui è annichilito, soggetto passivo. In Greeetings from Alghero, Massimiliano Caria mostra sedici videocartoline, che ci immettono in una città a vocazione culturale e turistica: baciata/viziata da una storia che le ha regalato bellezze naturali, tesori artistici ed architettonici. L’artista indaga con occhio lucido il saccheggio incosciente di tali fortune. Non sono solo le selvagge speculazioni edilizie dimentiche di piani urbanistici a misura d’individuo. Sono l’infrazione dei diritti comuni, l’indebolimento delle pratiche di rispetto dei codici di convivenza sociale.

Nello stile ridondante degli Anni Sessanta-Settanta: “saluti da….” , i sedici racconti visivi sono carichi di dettagli che informano i destinatari di un luogo in cui il turista distratto è equiparato al cittadino inconsapevole. Protagonisti passivi, gli attori/attanti delle cartoline (come il soggetto che li osserva), “subiscono” la bellezza, i loro orizzonti sono omologati. Non vedono oltre/sotto il loro naso. Restano annichiliti, in attesa che qualcosa accada, che qualcun altro apporti un cambiamento. E l’artista attua il rovesciamento delle aspettative: l’indicazione didascalica in controversia con l’immagine agognata. Vagano senza meta, come turisti in possesso della mappa di un’altra città. Hanno sentito parlare di qualche monumento, ma non possiedono la cultura per distinguere la storia dal suo falso. Sono individui in transito, sempre pronti a partire ma in attesa infinita che qualcuno li autorizzi ad attraversare la strada, o un mezzo possa trasportarli altrove. Sono basiti di fronte a presenze animali sorprendenti, ma attraversano con naturalezza passerelle su allagamenti da sovrappieno d’incuria.

Il tempo nei video è di lungo respiro. Tanto ce ne concede l’artista, per riflettere. Tanto ne serve per creare irritazione e aprire il varco al possibile cambio d’atteggiamento, leggere la metafora. Massimiliano Caria non dichiara il ritmo dei suoi video. Il punctum ci arriva inaspettato sempre in un momento diverso a sorprenderci impassibili ed inattivi. O a chiederci se la critica e l’autocritica non è forse il miglior modo che ha l’artista per denunciare la sua dolorosa passione per la città ed il suo corpo sociale. Ed il fotografo, ancora una volta, si autoritrae nel suo lavoro artistico, a precisare che anche lui subisce le stesse influenze. Anche lui è annichilito, soggetto passivo. Esposizione patrocinata dalla Fondazione Meta e dal Comune di Alghero. Inserita nella rassegna “Impronte2016/Alghero Cap D'Any 2016-2017: Mès que un mes”. La mostra è visitabile fino a giovedì 22 dicembre, tutti i giorni, dalle ore 15 alle 19. Altri orari su appuntamento, inviando una e-mail all'indirizzo web galleriacult@gmail.com.



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