ALGHERO - Si conclude domani, giovedì 15 dicembre, nelle sale della Galleria Cult, sui Bastioni Marco Polo 39/a, la mostra del pittore algherese Fabio Alfonso, curata da Valentina Piredda. La mostra è inserita nel programma “Mès que un mes-Cap d'Any 2017”, organizzato dalla Fondazione Meta e dal Comune di Alghero. L'esposizione fa parte della rassegna “Impronte2016”, che comprende anche le personali di Massimiliano Caria (dal 16 al 22 dicembre), Thiébaut Rapp/Kid London (dal 23 al 29 dicembre) e Gianni Piras (dal 3 al 9 gennaio 2017). La mostra di Alfonso è aperta tutti i giorni, dalle ore 15 alle 19. Per eventuali altri orari, bisogna scrivere una e-mail all'indirizzo web galleriacult@gmail.com.

La mostra nasce con l'intento di offrire un modesto as(saggio) dei momenti più significativi della creazione di Alfonso, con esempi tratti dai cicli della sua intensa produzione dal 2003 fino alla più recente del 2016. Sono opere pittoriche di composizione calibrata e dal cromatismo fortemente controllato, come pure più segreti disegni a penna su tela o tavola. Che siano trasposizioni, concentrati emozionali di gestualità o concetti riassunti in moduli identificativi a creare “autoritratti”, la sua pittura attraversa ed è attraversata dalla storia dell'arte e ne porta le evidenti tracce. Riconosciamo nella pittura di Fabio Alfonso a colpo d'occhio la scomposizione delle forme di tradizione cubista, l'esperienza della Pop Art italiana, certo minimalismo americano come pure disegni a mano libera che ricordano una “Nuova Oggettività” satirica tedesca. L'opera “Io e Lei” ci ricorda il copricapo ed il volto de “La femme qui pleure” di Pablo Picasso, i tratteggi a sottolineare rughe e volumi che erano colpi di pennello nel pittore catalano. Ma una volta indagati gli attraversamenti della storia dell'arte, l'altra via di lettura dell’opera che suggeriamo è quella tutta personale dell'artista, che intraprende il viaggio nella propria esperienza. Le opere tematizzano (senza parere) l'incontro con il proprio corpo e quello altrui.

“Io e Lei” sembra parlare lo stesso linguaggio di “Gatto e uccello”. Raccontano di forze e fragilità. Gatto e uccello, come esseri “sbilanciati” nell'opera anche nella distribuzione dei volumi. L'artista riflette dal 2006 sul minuscolo elemento del "nascere", lo spermatozoo, e lo fa diventare protagonista di opere tridimensionali, lo "scava" e lo sintetizza. E' quello che è stato definito l'incontro il più autentico. Gli autoritratti sono però anche capaci di gridare la disperazione. Diventare maschera animale per una perdita. Forse “la donna incinta fumatrice”, o una stanza vuota che piange? E' in ogni caso l'artista, l'unico a portare sempre gravidanze ricche. Vuoti da riempire. Stringere relazioni. Trasportare la famiglia, attraverso la pittura, su altre sfere di ritratto. La pittura di Fabio Alfonso è attraversata dalla storia dell'arte e ne porta le evidenti tracce. Ma il suo linguaggio artistico è piuttosto un “idioletto”, distinguendosi da quello di tanti altri creatori che omaggiano grandi maestri. Quella di Alfonso è un'accademia interrotta. Non per aver perso la strada, ma per aver trovato più vie. Le proprie.