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Red 17 novembre 2016
Sassari medievale in mostra
Il mondo urbano della Sassari medievale in mostra all´Archivio storico comunale. L´esposizione archeologico e documentaria in programma dal 18 novembre al 30 dicembre
Sassari <i>medievale</i> in mostra

SASSARI - Per ricordare il 700° anniversario degli Statuti Sassaresi il Comune di Sassari, in collaborazione con il Mibact e con il contributo della Fondazione di Sardegna, ha organizzato all'Archivio storico comunale di via dell'Insinuazione una mostra archeologico-documentaria. L'esposizione è dedicata a illustrare il mondo urbano della Sassari statutale - l'ordinamento politico, il tessuto sociale, la forma e le condizioni di vita materiale nella città medievale - con l'esposizione degli originali dei due codici pergamenacei degli Statuti Sassaresi e di reperti frutto degli scavi archeologici condotti nel centro urbano della città negli ultimi decenni dalla Soprintendenza Archeologica.

La mostra, allestita dall'associazione Laboratorio Provvisorio, sarà inaugurata venerdì 18 novembre 2016, alle ore 17 dal sindaco Nicola Sanna, con interventi dell'assessora alla Cultura Raffaella Sau, del soprintendente Maura Picciau e dei curatori Paolo Cau dell'Archivio storico comunale e Daniela Rovina della Sabap. Sono previste letture dagli Statuti Sassaresi dell'attrice Clara Farina, intervento musicale all'arpa di Laura Meloni del Conservatorio di Musica “Luigi Canepa” di Sassari. La mostra resterà aperta sino al 30 dicembre 2016.

Gli Statuti Sassaresi rappresentano un patrimonio per la città e i sassaresi. Sono una parte della storia di Sassari che settecento anni fa, nel 1316, contava circa 10.000 abitanti. Durante il XIII secolo Sassari era stata protagonista di uno sviluppo tumultuoso, rendendosi autonoma dal Giudicato di Torres, di cui era una delle ville, per transitare nella sfera di influenza della repubblica di Pisa e poi di quella di Genova verso la fine del secolo. Era stata proprio la forte crescita economica e sociale - un vero e proprio boom - a favorire la nascita dell’autonomia comunale: risultato della fusione tra una parte dell’antica aristocrazia giudicale e la nuova “borghesia” mercantile, in cui la componente sarda conviveva con quella toscana, ligure e còrsa.

Nella prima metà del Duecento la cinta delle mura che racchiudeva Sassari era in parte già costruita; e nella seconda metà del secolo la città venne suddivisa dal vescovo Dorgotorio in cinque parrocchie: Santa Caterina, San Donato, Sant'Apollinare, San Sisto e San Nicola.
In questo periodo la nuova organizzazione urbana risultava già strutturata negli spazi pubblici principali lungo la platha de Cotinas, che in realtà era una via lunga e larga, ornata di porticati, dove si riuniva, come nelle piazze delle città di tutta Europa, una folla multicolore fatta di ricchi borghesi e mercanti di tessuti e di granaglie, popolane e venditori di erbaggi.

Quella strada era conosciuta anche come platha de su Cumone perché lì si ergeva l'antica Casa del Comune, sostituita nell'Ottocento dall'attuale Palazzo di Città. Nel palazzo comunale doveva essere custodita una copia degli Statuti di Sassari scritta in volgare sardo logudorese, perché quel testo potesse essere compreso da tutti. Un'altra copia doveva essere redatta in latino, la lingua colta del tempo. Questo originale corpo di leggi pervenuto sino ai nostri giorni resta senz’altro il documento più completo che consenta di ricostruire ogni aspetto della vita collettiva di Sassari comune medioevale, con norme che investivano il sistema di governo della città, l'ordinamento giudiziario ed anche la sfera del vivere civile: gli Statuti Sassaresi come testimonianza ed espressione dell’identità di una città.
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