Red
30 ottobre 2016
«Aziende sarde penalizzate con Eni»
Lo afferma il senatore del Partito democratico Silvio Lai che denuncia l’ennesimo caso di aziende del territorio penalizzate ingiustamente e costrette a dover rinunciare ad eseguire direttamente lavori nella zona industriale del Nord Ovest dell’isola
SASSARI - «Per poter partecipare ad un appalto bandito da Eni devi essere in possesso di una apposita qualifica che viene rilasciata da Eniservizi. Senza questa l’unica possibilità di lavorare per l’azienda partecipata dal governo è ottenere un subappalto, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista economico. Il problema nasce quando un’impresa del territorio avvia il processo per ottenere la qualifica ma questo inspiegabilmente si interrompe e non c’è modo per far sì che riprenda. Dopo aver ricevuto segnalazioni in tal senso da parte di alcune aziende sarde riteniamo necessario chiedere chiarezza sui ritardi e mancanza di certezze».
Lo afferma il senatore del PD Silvio Lai che denuncia l’ennesimo caso di aziende del territorio penalizzate ingiustamente e costrette a dover rinunciare ad eseguire direttamente lavori nella zona industriale del Nord Ovest dell’isola. «Non chiediamo che ci siano trattamenti di favore, anche se è stato detto più volte che la presenza di un sito industriale deve rappresentare un’opportunità anche per le aziende locali, chiediamo però che si ponga fine a situazioni penalizzanti».
«Non è la prima volta che ci viene segnalata l’interruzione, senza spiegazioni o motivazioni chiare, dei processi di qualifica Eni. In pratica le imprese sarde si trovano a dover essere estromesse in partenza da appalti ai quali avrebbero tutti i titoli per partecipare, lo dimostra il fatto che le stesse aziende si trovano a lavorare da anni in quegli stessi stabilimenti per i quali non riescono ad ottenere la qualifica. Lo fanno ovviamente in regime di subappalto. Chi è in possesso della qualifica, dunque, si aggiudica l’appalto che poi però viene materialmente eseguito, a costi decisamente inferiori, da aziende locali. Non si può andare avanti in questo modo – conclude Lai – perché il risultato è che a dover subire i danni di questo stato di cose sono come sempre le nostre imprese».
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