Appuntamento nelle sale della Galleria Cultu con “Greeetings from Alghero”, dodici videocartoline, lontane dai luoghi comuni di bellezza
ALGHERO - “Greeetings from Alghero”, dodici videocartoline, lontane dai luoghi comuni di bellezza. Le sorprendenti critiche dell'artista algherese Massimiliano Caria sono attualmente in mostra nelle sale della Galleria Cult, sui Bastioni Marco Polo 39 a/b, ad Alghero, curata da Valentina Piredda e visitabile tutti i giorni, dalle ore 19.30 alle 24. Altri orari su appuntamento, inviando una e-mail all'indirizzo web galleria cult@gmail.com.
Le videocartoline dell’artista sono sguardi dissacranti, ma non distaccati. Immettono in una città a vocazione culturale e turistica: baciata/viziata da una storia che le ha regalato bellezze naturali, tesori artistici ed architettonici. Caria indaga con occhio lucido il saccheggio incosciente di tali fortune. Non sono solo le selvagge speculazioni edilizie dimentiche di piani urbanistici a misura d’individuo. Sono l’infrazione dei diritti comuni, l’indebolimento delle pratiche di rispetto dei codici di convivenza sociale.
Nello stile ridondante degli aAnni Sessanta e Settanta: “saluti da….” . I dodici racconti visivi sono carichi di dettagli che informano i destinatari di un luogo in cui il turista distratto è equiparato al cittadino inconsapevole. Protagonisti passivi, gli attori/attanti delle cartoline (come il soggetto che li osserva) “subiscono” la bellezza, i loro orizzonti sono stereotipati. Non vedono oltre/sotto il loro naso. Restano annichiliti, in attesa che qualcosa accada, che qualcun altro apporti un cambiamento. E l’artista attua il rovesciamento delle aspettative: l’indicazione didascalica in controversia con l’immagine agognata.
Vagano senza meta, come turisti in possesso della mappa di un’altra città. Hanno sentito parlare di qualche monumento, ma non possiedono la cultura per distinguere la storia dal suo falso. Sono individui in transito, sempre pronti a partire, ma in attesa infinita che qualcuno li autorizzi ad attraversare la strada, o un mezzo possa trasportarli altrove. Sono basiti di fronte a presenze animali sorprendenti, ma attraversano con naturalezza passerelle su allagamenti da sovrappieno d’incuria. Il tempo nei video è di lungo respiro. Tanto ce ne concede l’artista, per riflettere. Tanto ne serve per creare irritazione ed aprire il varco al possibile cambio d’atteggiamento, leggere la metafora. Massimiliano Caria non dichiara il ritmo dei suoi video. Il “punctum” ci arriva inaspettato sempre in un momento diverso a sorprenderci impassibili ed inattivi. O a chiederci se la critica e l’autocritica non è forse il miglior modo che ha l’artista per denunciare la sua dolorosa passione per la città ed il suo corpo sociale.