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1 agosto 2016
L´assessore è nudo, dovrebbe lasciare
Arriva un momento in cui la politica e i politici dovrebbero capire che ammettere i propri errori farebbe riavvicinare i cittadini alle istituzioni, riconsegnando un briciolo di speranza nell'opinione pubblica sempre più distante. Il fallimento delle politiche regionali sui trasporti è certificato perfino dall'Ue. Lo scalo di Alghero è precipitato ai livelli del 2006, in qualsiasi altro paese civile un qualunque assessore avrebbe chiesto scusa e tolto il disturbo
L´assessore è nudo, dovrebbe lasciare

Se non ci fosse in ballo la tenuta di un intero sistema economico basato sul turismo e i trasporti, una risata avrebbe seppellito la telenovela scritta dall'assessore regionale Massimo Deiana nell'ultimo anno sul versante dei trasporti aerei in Sardegna. Purtroppo non c'è nulla da ridere, il pronunciamento dell'Ue, in attesa del documento ufficiale in arrivo da Bruxelles, dice alcune cose chiarissime che presuppongono immediate azioni politiche: agli occhi balza subito la notizia più dirompente, ossia la piena legittimità del sistema-Alghero con cui si è sostenuto negli anni il traffico low cost con la Ryanair (oggi prima compagnia aerea in Italia per numero di passeggeri). Ragion per cui nel leggere l'esultanza di alcuni redivivi politici e tifosi dell'assessore, seppur pochi, non si capisce davvero cosa ci sia da gioire per una sonora bocciatura tutta in capo a un assessore, il cui immobilismo ingiustificato ha affossato un sistema collaudato che garantiva economia e sviluppo (a cui si aggiunge il caos sulla continuità aerea e marittima). Migliorabile, ovvio, ma addirittura replicabile negli altri scali a differenza di quanto deciso e fatto da Deiana. "Roba da dimissioni immediate, altro che esultanza" ha scritto Antony Muroni nel suo editoriale sull'Unione Sarda.

C'è poi un altro punto su cui vale la pena soffermarsi: sempre lo stesso assessore aveva giustificato il suo inspiegabile attendismo al fine di evitare ripercussioni sulle casse regionali prima e aeroportuali poi. Sbagliato due volte. L'Ue condanna a rifondere, quando e se sarà - non la regione, seppur in seguito ad una legge regionale, la numero 10 del 2010 sbagliata e ottusamente applicata - ma le sole compagnie aeree che hanno operato con contributo su Cagliari (soprattutto) e Olbia. Insomma, per chi aveva l'onere di studiare le strategie, intervenire e legiferare non può che trattarsi di un doppio, clamoroso, errore. Per Luca Telese si tratta addirittura di "una storia di portata continentale che è una perfetta metafora della follia italiana". Dice Telese: "Sembrerebbe una notizia asettica, di quelle che finiscono in una breve, se invece questo pronunciamento non fosse la parola fine ad una incredibile, infinita e autolesionistica telenovela. Sarebbe una farsa se prima di questa ultima puntata con lieto fine non si fosse rischiato (e in parte realizzato) il disastro di una economia, e messo in condizione di non sbarcare sull'isola centinaia di migliaia di turisti. Sarebbe una buona notizia, se fosse accompagnata, per senso di decenza, dalle dimissioni degli amministratori che hanno fatto di tutto perché questo non accadesse".

Eppure niente ancora è cambiato a Cagliari, da dove arrivano perfino comunicati stampa che invocano al «senso di responsabilità» (come se qualcuno che chiede invano interventi non lo avesse) e poi secondo il Deiana «alcune ipotesi appaiono confortanti» e «appare quindi ampiamente giustificata l´estrema cautela e circospezione che ha ispirato l´agire della Regione in questa vicenda». Caro Deiana, arriva un momento in cui la politica e i politici dovrebbero capire e ammettere i propri errori, che oggi si chiamano fallimenti. Un mea culpa, una volta tanto, che farebbe riavvicinare i cittadini alle istituzioni, riconsegnando un briciolo di speranza e credibilità nell'opinione pubblica sempre più distante e sconcertata. Lo scalo di Alghero è precipitato inutilmente ai livelli del 2006 ma c'è un assessore (e a questo punto un presidente) che ancora non si è scusato non solo con gli algheresi, ma con l'intera Sardegna. In qualsiasi altro paese civile un qualunque esponente politico avrebbe chiesto semplicemente scusa, per poi lasciare l'incarico. Quì c'è invece qualcuno che pensa che il tentativo di smuovere un assessore da parte di decine di sindaci, imprenditori e lavoratori di ogni segno e colore politico, di destra e di sinistra, sia un capriccio da far tacere. A questo punto, alla vigilia di decisivi incontri e scadenze sorgono grossi e inevitabili dubbi: come si può ancora credere che chi ci rappresenta persegue davvero gli interessi del territorio che dovrebbe tutelare e rilanciare?



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