14 giugno 2016
Nel segno di Zedda
Il cosiddetto “partito della nazione” non ha superato la prova del voto. Non perché il partito democratico e tutto il centrosinistra non debba cercare i consensi fra chi non lo vota o finora gli ha votato contro. È il risultato di Cagliari che costringerà Renzi, che farebbe bene a prolungare la visita da Olbia a Cagliari, a rivedere tutto l’impianto della strategia nazionale del partito democratico. Così la Sardegna ritorna centrale nel dibattito politico nazionale.
Non è facile immaginare come la storia del futuro valuterà il successo di Massimo Zedda, rieletto sindaco di Cagliari al primo turno con un’alleanza politica ampia di centrosinistra, un po’ sbiadita e assai gualcita dalle nuove parole d’ordine al tempo del governo della nazione di Matteo Renzi. Per trovare qualcosa che ci possa far capire bisogna tornare molto indietro, quando la politica sarda e le sue classi dirigenti si erano rivelate capaci di fare della Sardegna il luogo deputato della sperimentazione delle nuove formule in atto sulla scena nazionale. Ma chi ricorda oggi i nomi di Pietro Soddu, o di Paolo Dettori, che seppero svegliare dal letargo in cui la destra cattolica aveva inabissato la Balena bianca democristiana, oppure il presidente Dc della giunta regionale, Efisio Corrias, per il suo ruolo di apripista dei primi governi di centrosinistra.
Senza dimenticare protagonisti assoluti della scena intellettuale, del rango di Antonio Pigliaru, filosofo e giurista, oppure di Girolamo Sotgiu, grande storico e deputato comunista, in cui il primato della politica era radicato nella profonda consapevolezza culturale del proprio tempo. Non inganni questo florilegio dell’età dell’oro non serve a ricordare il tempo passato. Al contrario ci è di aiutato per partire da un punto fermo: smentire l’idea che Cagliari sia diventato un caso nazionale. Lo stesso Zedda indulge in questa interpretazione, intervistato per la Nuova Sardegna da Umberto Aime: «Basta con questa storia che sono un caso nazionale, da proteggere e portare in processione. Sono solo uno che è riuscito, con i fatti e le idee, a tenere assieme la coalizione, a non far litigare i partiti e anche a riportare a casa, nel centrosinistra, il Partito sardo d’azione». Si può anche capire che Zedda si nasconda dietro il suo successo per capitalizzare su una dote rara nella politica del centro sinistra quotidiano, da Renzi a Fassina, da D’Alema a Bersani, di cui sembra massimamente dotato, cioè l’umiltà e il basso profilo. Ma sbaglia se pensa che non si sia capito cosa è successo.
Finora i commentatori più avvertiti, da Antonio Polito sul Corriere e Stefano Folli sulla Repubblica, i sondaggisti più esperti come Ilvo Diamanti, si sono preoccupati di individuare la porta stretta in cui si è ficcato Matteo Renzi… Si sono elaborate complesse teorie sul “voto per dispetto”, sulla “fine del trasversalismo”, sul “tripolarismo imperfetto”. E invece ha funzionato il paradigma che Massimo Zedda ha disegnato e imposto alle comunali di Cagliari vincendo con un’alleanza di centrosinistra che non ha disdegnato di trovare convergenze con i movimenti che finora la politica sarda aveva separato. Il caso del Partito sardo d’azione, che ritrova la sua collocazione storica restituendo al suo futuro il rango del passato, è esemplare. Insomma, per farla breve, è il risultato di Cagliari che costringerà Renzi a rivedere tutto l’impianto della strategia nazionale del partito democratico. Perché se a Napoli si era pensato di rimediare il grande pasticcio del partito democratico sacrificando di fatto il bacino dei consensi del centrosinistra più attenti alla legalità accettando il soccorso dei voti controllati da Loris Verdini, l’alleato che finora ha consentito la navigazione del governo al senato, ebbene si è pensato male.
Il Pd non ha nemmeno sfiorato la percentuale necessaria per arrivare al ballottaggio. Insomma quello di Zedda è un centrosinistra compatibile, sorretto da un Pci capace di riconoscere il proprio elettorato, tenendolo stretto con una strategia vincente che coinvolge anche le aree riformiste più radicate al centro dello schieramento politico. Non sappiamo cosa pensi Renzi di Zedda. Zedda ha ringraziato Renzi sia per averlo sostenuto pur non essendo del Pd, sia perché "non è sbarcato a Cagliari" solo per fare una passerella mediatica. Ma se Renzi volesse capire come recuperare le aree di dissenso dentro il suo partito è proprio a Zedda che dovrebbe rivolgersi. Signor primo Ministro, visto che si trova a Olbia come primo ministro, perché non prolunga il viaggio a Cagliari come segretario del Pd. Giusto per capire come ha fatto Zedda a ritornare sindaco al primo turno. C’era un antico motto sardista, preso dalla Brigata Sassari, che diceva: Fortza Paris (in italiano: uniti si vince).
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