Paola Correddu
14 aprile 2016
L'opinione di Paola Correddu
Il senso intrinseco del referendum
Ma voi permettereste che la casa di vostra proprietà venisse affittata, per contratto, a tempo indeterminato, senza scadenza alcuna, e ad un canone conveniente per l'affittuario e non per il padrone? Permettereste che il vostro affittuario apporti alla vostra casa modifiche importanti senza l’impegno al ripristino dello stato dei luoghi a proprie spese? Credo proprio di no! E allora perché dovremmo accettare che i giacimenti di gas e petrolio all’interno delle 12miglia marine, beni dello Stato e quindi di tutti noi, abbiano concessioni estrattive senza alcuna scadenza e possano essere sfruttati dalle compagnie petrolifere a costo zero? Perché dovremmo permettere che i tempi dello smantellamento non abbiano una data certa, quasi a sollevare da questo gravoso onere economico le compagnie petrolifere che sanno bene di dovere affrontare costi altissimi oltre ad enormi rischi in termini di sicurezza ambientale? Perché è proprio di questo che stiamo parlando!
Questa è la chiave di lettura con cui bisogna interpretare la modifica apportata dalla Legge di Stabilità 2016 al comma 17 dell’art. 6 della legge 164/2014 che, eliminando la scadenza per le concessioni estrattive in essere all’interno delle 12miglia marine, le ha rese illimitate, sino a completo esaurimento del giacimento. E dire che non è che fino ad ora fossimo vissuti nel far west, vista la presenza di un quadro normativo che prevedeva che le concessioni estrattive di durata iniziale di trent’anni, godessero di una serie di proroghe a seguito di periodiche ricontrattazioni. Ma evidentemente questo non bastava, le compagnie petrolifere premevano per non versare allo Stato e alle Regioni neanche quel minino compenso sull’attività estrattiva svolta, per incassare il 100percento dei profitti.
Ed ecco che allora arriva il provvedimento ad hoc, si allungano i tempi per permettere di dilazionare le estrazioni e consentire così di evitare il pagamento anche di quella miseria prevista dalle royalties, le più basse d’ Europa, variabili dal 7percento al 4percento a seconda della tipologia estrattiva, Infatti, grazie alla presenza di una franchigia, è possibile non versare alcuna aliquota allo Stato quando le quote di gas e petrolio estratte annualmente sono inferiori a ben precisi quantitativi. Questo è il senso intrinseco del referendum e per questo dobbiamo andare a votare. Attraverso il si, dobbiamo opporci ad uno Stato affarista che vara riforme normative per tutelare gli interessi dei privati a discapito della collettività e che, per fare questo, esautora le Regioni da qualsiasi potere decisionale in materia di produzione energetica, anche violando gli articoli della Costituzione. Andiamo a votare. Votiamo si.
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