A.B.
18 marzo 2016
Campionati nazionali cadetti: sardi ad Ostia
I tricoli si disputeranno nel fine settimana. Intanto, grande partecipazione di maestri ed allenatori alla due giorni di Olbia con il direttore tecnico della nazionale italiana di judo Kiyoshi Murakami
SASSARI – È tutto pronto ad Ostia per le finali nazionali dei Campionati di judo categoria Cadetti, in programma domani, sabato 19, e domenica 20 marzo. Dalla Sardegna, saranno 25 gli atleti che si confronteranno con loro pari età sui tatami allestiti all'interno del PalaPellicone, a due passi dal Lido: saranno 17 i ragazzi (di peso compreso tra i 46 ed i +90kg, con cinture marroni e blu), mentre le ragazze saranno otto (comprese tra i 44 ed i 63kg, tutte cinture marroni). Ad accompagnarli saranno i loro maestri ed allenatori, reduci da una intensa due giorni trascorsa al Geovillage di Olbia.
Qui, nei giorni scorsi, si è tenuto il corso di aggiornamento obbligatorio per gli insegnanti tecnici regionali, organizzato dal Comitato Sardegna Fijlkam con Efisio Mele, Paolo Scanu e Gavino Piredda. Ospite di riguardo della due giorni è stato Kiyoshi Murakami, direttore tecnico della nazionale italiana di judo. Sui tatami allestiti nel resort, si sono ritrovati quasi in duecento tra maestri, istruttori, allenatori ed aspiranti allenatori. Il corso ha visto la partecipazione anche di trenta nuovi aspiranti allenatori ed uno spazio interamente dedicato ad un incontro che ha messo a confronto tra loro i maestri sul tema dei corsi dedicati ai diversamente abili. Con il supporto di una psicologa, i maestri hanno raccontato le loro esperienze con bambini ed adulti con varie patologie, non vedenti, sindrome di down ed autismo.
Particolarmente interessanti le lezioni tenute da Kiyoshi Murakami, che ha voluto sottolineare come questi incontri siano un continuo e proficuo confronto per tutti i partecipanti. E per lui stesso, perché, nonostante la sua grande esperienza lunga 61 anni, «io viaggio per incontrare i maestri – ha detto – e per imparare da loro, perché questa è la vera essenza di questo sport». Per il dt della nazionale, dopo la prima esperienza da direttore tecnico in Giappone e poi in Francia, dove ha trascorso vent'anni, non c'è differenza tra lo judo praticato in Italia e quello degli altri Paesi. «Ma se in Italia c'è una minore rigidità nella disciplina – ha sottolineato – i giapponesi sono maggiormente votati al sacrificio e per loro lo judo è quasi una religione». Una dedizione che inizia da bambini. E per il maestro giapponese il segreto sta proprio qui, iniziare da piccoli, perché judo, così come ha sempre insegnato Jigoro Kano, è cortesia, coraggio, amicizia, autocontrollo, sincerità, modestia, onore e rispetto. Lui stesso è un esempio visto che, ora 66enne, ha iniziato all'età di cinque anni a praticare l'arte fondata dal maestro Kano. Esperto di kata, il dt nazionale di Judo ha un obbiettivo: portare la squadra italiana alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, passando per le prossime in programma ad agosto in Brasile.
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