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A.B. 12 febbraio 2016
Oristano: il pianeta Marte presenta Pin
In pochi mesi lo staff di Marte (ormai realtà consolidata) è riuscito ad affermarsi nel territorio ottenendomi anche i primi riscontri nazionali. Agli eventi interviene sempre più pubblico, amici ed amanti dell’arte e del design: insomma del bello “italiano”, ormai riconosciutoci nel dna. Le scelte dell’entourage sempre più vincenti, ed attuali portano il progetto all’attenzione sia nazionale che internazionale. Insomma, la sfida è stata lanciata da Marte e se questo e solo l’inizio ne vedremo delle belle, ovviamente rigorosamente in italiano
Oristano: il pianeta <i>Marte</i> presenta Pin

ORISTANO – Nuovo lancio culturale da Marte. Venerdì scorso, il pianeta MArte (International Concept Store) ha ospitato negli spazi oristanesi della MCasa gallery, in Via Cagliari 275/277, l'inaugurazione di Pin, la personale di Davide Pilia e Giovanni Paddeu accompagnata dalle opere di design della azienda Record, collezione The Cut, e dell’azienda IperDimensione. Assieme agli artisti, hanno partecipato all’evento il patron di Sartegna Contemporanea Giovanni Corbia, Roberto Malaguti per l‘azienda Ipertensione, il direttore commerciale Giuseppe Puppin per l’azienda Record, il giornalista Antonio Burruni, il direttore artistico di MArte Anna Sanna ed il presidente di Morsi d’arte Alberto Severino.

Pin (traduzione inglese dell'italiano spillo), pungendo risveglia lo spettatore dal torpore della quotidianità, facendogli osservare il mondo con uno spirito diverso (d'altronde non è uno degli scopi dell’arte?). MArte, cornice perfetta e preziosa nella sua ricchezza non ostentata, studiata per accompagnare con eleganza e calore i visitatori in un viaggio sempre nuovo e speciale alla scoperta del bello multidimensionale, senza barriere: l'arte di Pilia si fonde ad altri elementi caratteristici, ed ai “ferri” di Paddeu, in un amplesso unico ed irripetibile. Quindi, come detto: “Svegliatevi o voi che entrate!”.

Davide Pilia Nato ad Iglesias 1973, vive e lavora a Roma. Grafico pubblicitario? Fotografo? No! Pilia è un vero “pittore”, anzi, più pittore dei pittori moderni! La sua profonda passione per la comunicazione visiva trasmessagli dal padre, autodidatta, con una gran fame di sapere, lo ha portato ad importanti riscontri nazionali (fra Milano e Roma), dalla grafica alle campagne pubblicitarie, dalla fotografia al design pubblicitario. Tutto questo lo ha portato oltre le semplici ed abusate definizioni: ha saltato i vetusti steccati settoriali, diventando pura arte. In questo, un grosso aiuto lo ha avuto dallo studio della fotografia still life, che gli ha permesso di trovare la scintilla per esprimere il suo personalissimo modo di intendere la luce. Per lui, è attraverso l'ombra, che tutto prende forma e volume. L'artista è totalmente il ‘creatore’ dei suoi scatti iniziando dalla realizzazione dei soggetti ed oggetti da fotografare (tessuti, vestiti, spade, gabbie, reliquiario etc etc etc…) fino ad arrivare allo scatto vero e proprio, spesso realizzando dal niente i set fotografici utilizzati. Alcune delle opere esposte fanno parte di un lavoro sui vizi capitali dal titolo “Seven-i 7 vizi capitali”, sette lavori stampati con tecniche speciali ad altissima risoluzione, che lasciano il fruitore spiazzato ponendogli una infinità di domande sull’essere umano. Le altre opere, trattano tematiche sociali di grande attualità. Di fatto, nei suoi scatti, Pilia, rappresenta la quotidianità, sottolineandone gli aspetti più crudi con le sue denunce sociali, lasciando così senza fiato il pubblico, come se avesse subito un pugno alla bocca dello stomaco. Negli spazi di MArte, cornice perfetta e preziosa nella sua ricchezza non ostentata, studiata per accompagnare con eleganza e calore i visitatori in un viaggio sempre nuovo e speciale alla scoperta del “bello” multidimensionale, senza barriere, l'arte di Pilia si fonde ad altri elementi caratteristici, in un amplesso unico ed irripetibile.

Giovanni Paddeu inizia a lavorare i bottega artigiana nel suo paese natale Mamoiada, dove il valore della tradizione è vissuto come base identitaria, su cui costruire il futuro. Scultore creativo, nel contempo tradizionale ed innovativo, sposta la sua tematica, continuamente dalla creazione di cicli e velocipedi, (in alcuni casi creando vere e proprie riproduzioni in scala dell’ottocento), alla reinterpretazione di giochi tradizionali sardi, che elegge a suo simbolo, sino allo sviluppo e realizzazione di volti stilizzati, con riferimenti a Pablo Picasso e Paul Cézanne nella forma e la coloritura dei volti, con l’estro di Julio Gonzalez nel plasmare il metallo. Giovanni con un lavoro meticoloso, ha saputo trasportare la capacità di modellare il ferro, in arte, nella complessa quanto essenziale intuizione di unire e plasmare linee e fogli, ottenendo forme pure, libere da orpelli e barocchi abbellimenti, superando il capace uso artigianale del ferro battuto, da sempre costretto, in creazioni formali. Il ferro antichissimo materiale è presente in natura occultato nella pietra, da cui deve essere estratto, distillato, con sapere alchemico rimandandoci a paesaggi immaginifici, in cui splendide sculture di roccia, vengono spremute per ottenerne l’essenza, il ferro”; materiale che ha dettato, uno dei cambiamenti evolutivi dell’uomo, definendone un “Era”, da cui inesorabilmente e velocemente, si sviluppa la conoscenza e la crescita del mondo moderno. Lavorare questo materiale per il consumo è prassi comune, ma renderlo arte è una sfida raccolta solo da artisti, come Picasso, Gonzales, Gambo, Lanaro. L’artista si concentra sulla curvatura, il taglio la torsione, con articolate azioni ritmate e perfettamente coordinate, che rendono la materia arte, celebrando la forma, lo spazio, ma lasciando il ferro riconoscibile senza mascherarlo, creando i suoi “Sogni in equilibrio”, un elegante collaborazione tra l’arte e la materia.

Nella foto: il pubblico di Pin
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