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S.A. 9 febbraio 2016
Artigianato sardo giù nel 2015
Meno 165 imprese a Nuoro
L’artigianato sardo sprofonda sotto la crisi: chiudono più di 2 imprese al giorno, settore sotto le 37mila imprese. A Nuoro il saldo è negativo nell´ultimo anno
Artigianato sardo giù nel 2015. Meno 165 imprese a Nuoro

NUORO - Sono 36.887 le imprese artigiane della Sardegna registrate al 31
dicembre scorso, 826 in meno (-2,2%) rispetto allo scorso anno e 6.131
in meno confrontando il boom artigiano del 2008. Il saldo è dato dalle 2.725 cancellazioni compensante, in parte, dalle 1.899 nuove iscrizioni. Un tuffo nel passato dato che per trovare una platea così “esigua” di imprese nel nostro territorio bisogna tornare con le lancette al 1999, ben diciassette anni fa. «Siamo molto contenti che una parte delle imprese sarde cresca, come dimostrano i numeri, ma siamo assolutamente insoddisfatti e preoccupati per l’artigianato, che ha 74mila occupati e che rappresenta il 22% dell’attività produttiva isolana, i cui laboratori continuano a chiudere. Dove sono i tanto sbandierati segni di ripresa? Senza essere “cassandre”, è una situazione insostenibile e drammatica che denunciamo da tempo; è sotto gli occhi di tutti, e non si può far finta di non vedere».

Così commenta Maria Carmela Folchetti, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna sugli ultimi dati di Movimprese-Unioncamere che certificano, anche per il 2015, la debacle delle imprese artigiane sarde. Per la precisione, i dati diramati da Movimprese sulla totalità
delle imprese operanti in Sardegna nel 2015 (industria, commercio,
agricoltura e artigianato), riportano un attivo di 1.517 imprese in
più. In realtà le imprese effettive sono solo +200. Infatti 9.458 sono
quelle “nate”, 9.258 quelle “cancellate” e ben 1.317 quelle
“cancellate d’ufficio”, la cui cifra deve essere detratta dalle
cancellate. A Nuoro il saldo è negativo: su 6.657 imprese del territorio, 340 hanno aperto nell'ultimo anno ma 505 hanno chiuso i battenti.

Secondo Confartigianato Sardegna, dal disastro totale, ci si è salvati
solo grazie alle imprese, come quelle dell’edilizia,
dell’impiantistica e del resto della filiera casa, che hanno sfruttato
il primo e secondo “Piano Casa” e il “bonus ristrutturazioni ed
energetico”. Incentivi e credito sono i principali argomenti che è necessario e urgente affrontare e che le imprese attendono. «La storica Legge Regionale 51, che finanziava le imprese artigiane, è
stata prosciugata – riprende la Folchetti – e nell’ultima Manovra sono
assenti i presupposti finanziari che sarebbero necessari”. “Sul
credito i dati ci dicono che sempre meno soldi arrivano alle piccole
imprese – continua la Presidente – e che l’intervento pubblico sta
avvantaggiando l'impresa più strutturata, non aiutando la piccola a
crescere e svilupparsi e impedendo a chi, pur non creando decine di
posti di lavoro, cerca disperatamente di mantenere il suo e di crearne
altri, non pesando sulle tristi statistiche dei disoccupati»”.



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