Giampietro Moro
26 gennaio 2016
L'opinione di Giampietro Moro
Su Secal sono i fatti a parlare
Undici mila cartelle inviate da Secal agli algheresi nel dicembre 2015 per un ammontare complessivo di oltre sei milioni di euro da riscuotere: un valore, questo, talmente imponente che avrebbe dovuto quantomeno richiedere una attenzione ugualmente imponente relativamente alle sanzioni sui tardivi pagamenti. Invece, non solo non si è portata attenzione nel momento dell’emissione degli avvisi di accertamento, ma tutt’ora Secal, tramite le parole del suo amministratore, sostiene che nessun errore sia stato commesso nel calcolo degli interessi. Purtroppo, stando alla legge, non pare proprio così. Si parla specificatamente di tassi di mora per i ritardati pagamenti: ecco cosa è successo.
Partiamo da maggio 2015, mese in cui viene emessa da Secal una prima tranche di avvisi per ritardati pagamenti relativi all’anno 2010.
La Secal calcola in questo caso correttamente le sanzioni per ritardato pagamento, applicando una sanzione del 2% per ogni giorno di ritardo, fino al massimo del 30%. In questo periodo, relativamente alle sanzioni per ritardati pagamenti, valeva infatti la stessa legge in vigore a dicembre 2015 (Art.23, comma 31 del DL 98/2011, convertito in legge 111/2011), che prevede appunto il pagamento di una sanzione del 2% per ogni giorno di ritardo, con una sanzione massima del 30%.
A dicembre 2015 Secal invia undicimila avvisi di accertamento, relativi agli anni 2011-2012, e in questo caso, a differenza di quanto accaduto a sei mesi prima, la sanzione per il ritardato pagamento presente negli avvisi è del 30%, a prescindere dai giorni di ritardo, quando avrebbe dovuto invece essere presente la sanzione del 2% giornaliero, come fatto nel caso degli avvisi inviati a maggio 2015. Immaginiamo un caso pratico, di un bollettino da 200 euro pagato con un giorno in ritardo: applicando la sanzione del 30% un ipotetico contribuente si ritroverebbe a pagare sessanta euro, quando dovrebbe pagarne solo quattro. Appare evidente la difformità di comportamento tenuta nei due casi dalla Secal, ancor più nel momento in cui si riscontra l’applicazione di differenti regimi sanzionatori a fronte di un quadro legislativo immutato.
Il primo gennaio 2016 entra in vigore un nuovo regime sanzionatorio, come previsto dal Dlgs 158/2015: la nuova norma prevede, tra l’altro, che negli avvisi di accertamento (emessi ovviamente a partire dal 1 gennaio 2016) trovi applicazione una sanzione dell’1% giornaliero in caso di ritardati pagamenti. Intanto l’amministratore di Secal sostiene tuttavia di avere applicato le leggi corrette, che nessuna responsabilità si possa imputare a Secal e che non sia stato commesso nessun errore, e invita inoltre i contribuenti (undici mila) ad aspettare un eventuale invio di nuove sanzioni, o meglio ad andare direttamente negli uffici della Secal con il modello per l’autotutela, magari anche già compilato, per verificare la correttezza della sanzione.
L’applicazione degli interessi del 30% sulle cartelle 2011-2012 appare così come un vero e proprio errore materiale di calcolo (in questo caso nell’applicazione della sanzione), fattispecie questa che consentirebbe all’amministrazione, ovvero a Secal, di avvalersi del potere di autotutela. Avvalersi di tale prerogativa comporterebbe in un primo momento l’invio di undicimila raccomandate per annullare gli avvisi già emessi con le sanzioni sbagliate, relativi agli anni 2011-2012, e in un secondo momento l’invio di altrettante nuove raccomandate con gli importi corretti, questa volta aggiornati alla normativa del 2016.
Tale operazione ovviamente avrebbe un costo, probabilmente abbastanza elevato, in termini di ore lavoro dei dipendenti Secal e in termini economici per le spese postali, un costo che sarebbe in prima e ultima istanza dovuto a un errore materiale compiuto dalla Secal.
Tuttavia attualmente la scelta fatta da Secal non pare sia quella inviare undici mila annullamenti e altrettante nuove cartelle: stando alle parole dell’Amministratore, anzi, non solo la Secal non riconosce l’errore commesso, ma come detto invita addirittura i contribuenti a recarsi presso gli uffici per chiedere la modifica di sanzioni (sanzioni non dovute).
Siamo davanti a un quadro disarmante. A fronte di un errore materiale della Secal, chi è costretto a sborsare quattrini non dovuti sono tutti quei contribuenti che hanno pagato e che pagheranno le cartelle relative al 2011-2012 con sanzioni del 30%. L’idea di dare appuntamento agli undicimila contribuenti per rivedere, uno alla volta, le sanzioni applicate, richiederebbe 315 giorni servendo 35 contribuenti al giorno, e sembra francamente una presa in giro più che una soluzione, se si pensa alle condizioni di crisi economica e ai tanti casi di anziani che spesso hanno grandi difficoltà tanto negli spostamenti quanto nei calcoli degli interessi di mora.
Quello che appare difficilmente comprensibile è come sia stato possibile che la Secal abbia emesso cartelle con sanzioni al 2% giornaliero a maggio 2015, e abbia invece applicato un diverso regime sanzionatorio, del 30% fisso, per le cartelle emesse a dicembre 2015 relative agli anni 2011 e 2012. È evidente che l’amministratore di Secal stia disperatamente cercando di evitare una brutta figura, lasciando intendere che i problemi con le “cartelle pazze” siano dovuti all’intervento del Dlgs 158/2015, quando diversamente l’errore commesso da Secal pare proprio la mancata applicazione della legge corretta in vigore a tutto il 2015 (Art.23, comma 31 del DL 98/2011, convertito in legge 111/2011).
Considerata la delicatezza, l’importanza e la retribuzione dell’incarico di Amministratore di Secal, è necessario che l’Amministrazione faccia luce al più presto, e una volta per tutte, sulle sanzioni applicate da Secal ai contribuenti. Ora all’amministrazione spetta il compito di assicurare la massima pubblicità e trasparenza nella verifica degli errori commessi da Secal, agendo il mandato di controllo analogo e valutando l’affidabilità e l’efficacia del lavoro svolto dai ruoli di responsabilità della società Municipalizzata per la riscossione, anche e soprattutto alla luce di eventuali azioni legali che, in seguito a quanto accaduto, potrebbero essere intraprese dai cittadini e coinvolgere, insieme a Secal, anche l’ente comunale.
*Capogruppo in Consiglio comunale di Sinistra Civica
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